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Laos e Cambogia 14-26 febbraio 2009 Volo Milano - Bangkok con la Thai.
Ottimo servizio. Arrivo a Bangkok e coincidenza per Luang Prabang con Bangkok Airways anche questa è un´ottima compagnia; hanno servito nonostante il volo fosse breve un pasto a bordo. A Luang Prabang abbiamo pagato la tassa d’entrata di 35 dollari; qui accettano anche euro e altre valute ma è meglio pagare in dollari se no si formano delle code perché sono lenti a fare il cambio. L’aeroporto è minuscolo. Per ottenere il visto, la trafila è abbastanza lunga (vi è un funzionario per ogni mansione: ritirare i passaporti, attaccare il visto, controllare il passaporto, richiedere la tassa di 35 dollari in Laos (prendono anche euro ma la coda si allunga di molto) e 20 dollari in Cambogia (non prendono assolutamente euro), il tutto fatto molto artigianalmente NB serve una foto all’ingresso in Laos e una all’ingresso in Cambogia), ma per fortuna l’unico aereo presente in aeroporto è il nostro così in mezz’ora ce la caviamo. All’arrivo incontro con la guida, la Signora Susanna, unica guida laotiana parlante italiano che ci ha dato il benvenuto. “Sabajdee”= buon giorno. Susanna è riuscita a riempire la carenza nella lingua italiana con una disponibilità e una gentilezza “super”. Diventare guida turistica in Laos è relativamente semplice poiché basta fare un corso di 30 giorni (basato soprattutto per motivi politici sulla storia contemporanea) e dopo di che si prende il brevetto. Susanna è stata solo 3 mesi in Italia quindi ha difficoltà a parlare un italiano corretto. Dopo aver conosciuto la guida, siamo andati all’hotel Phousi che si trova esattamente nel centro di Luang Prabang a non più di 20 minuti dal centro. Proprio davanti all’albergo si svolge il mercato notturno e da lì si diramano le strade principali che portano, una al Mekong e l’altra (dove tra l’altro si svolge il mercato notturno dalle 17.00 alle 22.00) verso il Palazzo Reale. L’albergo è modesto ma abbastanza confortevole (tenere presente che non c’è il phon). La colazione non è a buffet, bisogna ordinare cosa si vuole prendere. Pranzo in un ristorante lungo il Mekong, piccante e il peggiore di tutto il viaggio come qualità di cibo. Ci hanno servito prima il cibo e dopo 15 minuti sono arrivate le posate e i piatti. In Laos bisogna essere pazienti perché spesso possono esserci dei disservizi (tipo ordinare l’omelette e te la portano dopo 20 minuti fredda). Non a caso un detto dice: i vietnamiti coltivano il riso, i cambogiani lo guardano crescere e i laotiani sentono il rumore del riso che cresce. Dopodiché ritorno in albergo e dopo un po’ di riposo partenza per la collina Phousi (si pronuncia fusì) con i pullmini piccoli da circa 6 persone perché all’interno della penisola di Luang Prabang non si può entrare con il pullman grosso. Per salire in cima ci sono 328 gradini; si sale da una parte e si scende da un’altra. Questo posto durante l´ora del tramonto è affollato di turisti ma vale la pena salire per vedere il tramonto sul Mekong e lo stupa di Vat Chamsi. Poi dopo aver disceso la collina dalla parte opposta, si arriva nel bel mezzo del mercato notturno che abbiamo percorso a piedi fino ad arrivare all’albergo. Questo mercato è molto particolare perché ha souvenir artigianali molto particolari come grembiuli da cucina, sciarpe, teli cuciti a mano, stoffe e cuscini ricamati, cappellini, ciabatte monili e quant’altro. Bello perché originale con cose che non si trovano facilmente da altre parti. Completamente differente la roba n questo mercato rispetto a quella in Cambogia quindi se qualcuno trova qualcosa d’interessante qui è meglio prenderlo prima di rischiare di non trovarlo da altre parti. Trasferimento a ristorante e cerimonia di benvenuto. Dopo una breve preghiera e canti ci hanno legato vari nastrini bianchi ai polsi mentre intonano una benedizione e ci hanno offerto da bere e un dolce al cocco. Poi cena con danze tipiche. SI vedono spesso nelle danze indo-cinesi dei ballerini mascherati da scimmia che rappresentano i soldati del re, mentre combattono i demoni (dal poema epico indiano del Ramayana). Dopo cena Susanna ci ha portato ad assistere a una festa in un tempio perché era il compleanno di Buddha. Vi erano diversi stand con il gioco delle freccette con i palloncini da scoppiare. Poi siamo andati a dormire ma alle 4.00 ci ha svegliato il forte rumore dei tamburi proveniente da un tempio per chiamare la gente alla preghiera. Dopo colazione siamo andati a cambiare gli euro in moneta locale (kip); 1 dollaro lo cambiavano a circa 8,1 kip. Poi abbiamo iniziato il giro della città partendo dall’ex-palazzo reale, ricostruito nel 1904. All’interno del palazzo, oggi Museo Nazionale, bisogna togliersi le scarpe per non rovinare il bel pavimento di legno e le borse vanno poste in un armadietto. Non si possono scattare foto. Bella la Sala del Trono ove le pareti sono istoriate da magnifici mosaici di vetro fatti con specchietti colorati. Nelle numerose stanze troviamo mobilio e oggetti appartenuti ai re laotiani e numerose foto della famiglia reale. Attualmente il re non c’è più e il Laos è una Repubblica Popolare Democratica. Tre figli dell’ultimo re abitano in Francia e uno ha aperto il ristorante, dove andiamo a mangiare l’ultimo giorno a pranzo. In una bacheca troviamo la statua di Buddha grasso: secondo la leggenda poiché Buddha era troppo bello e piaceva alle donne allora per diventare monaco fu costretto a ingrassare, diventando “poco attraente”. Sulla destra troviamo il tempio che ospita il Pha Bang, statua di Buddha di 83 cm e 50 kg, donata al re laotiano da un sovrano khmer. Poi visita di una tipica casa laotiana e poi di vari templi: Wat Visunnarat, Wat Aham, Wat Sene, Wat Sop, Wat Xieng Thong. Pranzo al Park Houay Mixay Restaurant in Sothikhoummane Road, tipico e molto buono.: abbiamo mangiato zuppa di pesce con coriandolo, funghi e citronella poi alghe del Mekong croccanti con sesamo poi germogli di bamboo stufati ecc. Nel pomeriggio visita a un villaggio di tessitori con negozio per comprare sciarpe, borse ecc. e visita a un laboratorio artigiano della carta di riso. Al ritorno in albergo vi era la possibilità di essere portati in una spa (KHMU SPA) a fare un massaggio tradizionale laotiano a 5 dollari senza oli e 8 dollari con oli per un’ora. Il massaggio ha riscontrato così tanto successo che qualcuno l’ha ripetuto più giorni. Il 4° giorno partenza in battello per le grotte di Pak Ou, 25 km da Luan Prabang, 1 ora e mezza ritorno 2 ore andata perché contro corrente. Le grotte si trovano alla confluenza di due fiumi (si notano in fatti i due colori diversi del Mekong e Nam Ou). Lungo il percorso possibilità di prendere il sole. Sul battello ci hanno servito mandarini e un frutto chiamato tamarindo dal guscio marrone e la polpa, dolce e molto buona. Per salire alla prima grotta c’è una breve scalinata. All’interno della stessa ci sono varie immagini di Buddha di varie dimensioni. Per salire alla seconda grotta ci sono in totale più di 200 gradini e durante il percorso è pieno di venditori ambulanti di frutta, souvenir e di uccellini che vengono venduti per essere liberati: è inutile tanto poi li riacchiappano! Nella seconda grotta è molto buio portare una pila. Visita di un villaggio dove spiegano il procedimento per la produzione dell’alcool di riso e possibilità di comprare questa “grappa locale”, oltre naturalmente a numerosi souvenir. Dopodiché si va a ristornate con vista proprio sulle grotte di Pak Ou (finito di mangiare alle 15.00). Dopo un breve shopping fuori dal ristorante si torna in albergo. Tempo libero per tornare al mercato notturno o a fare i massaggi. Cena occidentale-francese al ristorante Couleur Cafe, ottimo. Dopo cena qualcuno ha preso il tuk –tuk, il taxi locale per fare un giro di mezz’ora della città e ha speso in quattro sul tuk-tuk 5 dollari. Il 5° giorno siamo andati alle cascate di Khouang Sy, 30 km da Luang Prabang, circa 2 ore di viaggio e visita di due villaggi (con shopping annesso) lungo il percorso. Da dove si parcheggia il pullman, è possibile comprare come particolarità sculture di legno molto belle soprattutto raffiguranti elefanti. Dal parcheggio alle cascate ci sono due sentieri: il primo di strada asfaltata è meno panoramico e porta direttamente, camminando poco alla cascata più spettacolare e alla zona pic-nic dove si fa il pranzo. Però è meglio fare l’altro percorso quello più lungo che passa attraverso le varie cascate e alle gabbie degli orsi salvati dai bracconieri. Per chi vuole c’è la possibilità di fare il bagno (ci sono gli spogliatoi per mettersi il costume) in una delle varie sorgenti. Pranzo pic-nic all’aperto con cibo proveniente da un ristorante di Luang Prabang. Abbiamo mangiato benissimo ed era un pranzo a tutti gli effetti: zuppa, carne, verdure, frutta ecc. Dopo pranzo ritorno a Luang Prabang (durante il ritorno ci siamo imbattuti in una festa vietnamita dedicata a Vesandra (indù). Giravano con una mucca con i soldi attaccati. Un signore mi ha spiegato che sua madre viveva in Vietnam e durante la guerra del Vietnam si sono trasferiti in Laos. La sua storia è uguale a quella di molti altri vietnamiti che sono stati costretti a lasciare la propria patria. In Laos la comunità dei vietnamiti è una delle più numerose. Successivamente visita di un negozio, dove producono manufatti in argento. Il proprietario è colui che produceva i gioielli della corona anche in oro, ma ora lavora solo l’argento. Abbiamo visto come lavorano: inseriscono della pece all’interno del pezzo che devono lavorare poiché, essendo molto sottile, l’argento potrebbe bucarsi durante la lavorazione. Visita del negozio del padre (che era colui che faceva i gioielli per la corona) e del figlio. Il 6° giorno sveglia alle 5.40 per assistere alla questua dei monaci che è avvenuta circa alle 6.15. Susanna ci ha preparato una postazione con posti a sedere e davanti a noi il cestino di vimini che conteneva il riso appena cucinato (era bollente, mi sono scottata le dita) da dare ai monaci. Poi ci ha legato intorno al busto, come vuole la tradizione, una sciarpa. Alle 6.15 è arrivato il primo gruppo di monaci. Bisogna essere molto veloci a prendere le palline di riso e a metterle nella ciotola del monaco perché passano tutti in fila e velocemente, non si ha tempo neanche di guardarsi intorno. Una bellissima esperienza, che atto di umiltà… Il riso avanzato non viene sprecato ma viene lasciato agli angoli della strada, sui muretti o, spesso si vede anche nei templi per gli animali. I monaci in Laos sono numerosissimi e vengono soprattutto dalle campagne: molti genitori non avendo soldi per mantenerli li mandano nel tempio così sono sicuri che possono studiare e avere qualcosa da mangiare. Quasi ogni famiglia nelle campagne ha almeno un figlio monaco. Dopo essere tornati in albergo per la colazione sono iniziate le escursioni facoltative: 1) andare a circa mezz’ora da Luang Prabang per fare un giro sull’elefante lungo il Mekong, 15 dollari trasporto+giro in elefante di un’ora 2) 20 euro (mattina+pomeriggio): visita a un villaggio dove è presente una scuola mai visitata da occidentali. Prima di andare a questo villaggio che si trova a 20 minuti da Luang Prabang siamo andati a un bellissimo mercato locale (dove vale la pena soffermarsi anche per un po’ di sano shopping) dove abbiamo comprato quaderni, penne, biscotti, caramelle per i ragazzi della scuola. E’ stata un’emozione grandissima entrare a contatto diretto con la popolazione locale. Nelle classi tutti i bambini erano presenti perché il corrispondente gli aveva avvisati del nostro arrivo. Alla fine la direttrice della scuola ci ha portato nel suo studio, dove alcuni ragazzi ci hanno mostrato alcuni balli tipici e ci hanno offerto banane e acqua. Dopodiché siamo scesi al villaggio e abbiamo incontrato quasi solo donne poiché i mariti vanno a lavorare fuori durante la giornata. Siamo sempre stati accolti con un sorriso. E’ stata una bellissima esperienza proprio perché unica e non “contaminata” dal turismo di massa. Partendo alle 9.00 siamo arrivati alle 12 passate in hotel. Alle 13 check -out e pranzo in ristorante lungo fiume. Nel pomeriggio visita al Museo etnografico delle varie popolazioni del Laos con vestiti tipici e utensili e a due templi. Poi ritorno in albergo per radunare il gruppo e partenza per l’aeroporto. Arrivo a Vientiane trasferimento in albergo e direttamente cena a buffet internazionale. Il Novotel si trova leggermente fuori dal centro. Il 7° giorno dopo un’ottima colazione a buffet siamo andati a visitare la capitale: Wat Sisaket e Ho Prakeo, il Monumento della Vittoria sul quale è possibile salire (ai vari piani si trovano sorprendentemente alcuni mercatini). Poi visita del Thatluang, impressionante monumento dorato. Poi trasferimento di circa 20 minuti per pranzare sul fiume. Bellissimo! Ci siamo trovati in una specie di zattera con tavoli apparecchiati (ciascuna zattera 15 persone) e mentre mangiavamo navigavamo sul fiume. Il percorso dura 1 ora e si vedono numerosi allevamenti di pesce. All’andata si è più veloci perché si usa il motore mentre il ritorno è a motore spento. Poi visita al mercato centrale, dove è possibile comprare orologi taroccati di ottima fattura, magliette Lacoste e quant’altro. Cena al ristorante Kualao Restaurant. L’8° giorno alle 6.30 volo per Siem Reap con scalo nella città di Pakse, nella quale bisogna scendere e fare la relativa procedura di partenza dal Laos per immigrare in Cambogia. Il tutto richiede non più di 30 minuti, poi si riprende lo stesso aereo e si parte per Siem Reap. All’arrivo visita dei templi di Roluos. Per riconoscere i templi del periodo angkoriano bisogna vedere se le colonne sono ottagonali (otto angoli). In questi templi troviamo una sola porta di entrata e tre porte false. Poi pranzo e trasferimento in albergo. Poi dopo mezz’ora partenza per Angkor Wat dove bisogna passare almeno un’ora e mezza. Ritorno in albergo e cena a buffet. Il 9° giorno dedicato alla visita dei templi dalle 9.00 fino alle 18.00. Giornata particolarmente stancante: fa molto caldo e alcuni templi hanno diversi gradini alti da scalare. Il 10° giorno mattinata dedicata alla visita dei templi Banteay Samrè, Banteay Srei, Pre Rup. Pranzo alle 12.00 al ristorante Les Orientalistes. Trasferimento al molo per navigazione sul fiume che porta al lago Tonlè Sap. Durante il giro si vedono le case dei pescatori vietnamiti che vivono su case costruite su zattere sopra l’acqua. Sosta a una casa vietnamita dove si possono vedere alcuni coccodrilli in mostra per i turisti (vi sono dei ristoranti che cucinano il coccodrillo) e anche qui troviamo il negozio per i souvenir. Ritorno in albergo. Cena all’Apsara Theatre. Per entrare bisogna togliersi le scarpe. Al primo piano ci si siede a terra sui cuscini mentre al piano di sopra ci sono le sedie (chiedere di prenotare tutto il gruppo di sopra). Mentre si mangia (a ciascuno portano un cabaret con la cena e la frutta dopo) si vede lo spettacolo che prende spunto dal Ramayana. L’11° giorno partenza alle 6.45 per Phnom Penh. (Siem Reap- Phnom Pen 315 km). Dal pullman si vedono i vari villaggi; davanti ad ogni casa c’è un altare con la statua di Buddha e dei giganti poiché si crede che questi ultimi vengano di notte a contrattare la vita degli anziani. Ogni 2-3 case hanno un pozzo. Sosta lungo il percorso al ponte vecchio. Abbiamo assistito a un matrimonio locale di una famiglia ricca a ristorante. Gli invitati portavano agli sposi dei cesti con frutta e vari regali. La sposa vestita di viola e lo sposo in rosa erano bellissimi. Gli invitati saranno stati circa 400. Vi erano come invitate anche diverse monache. I vestiti erano elegantissimi. La festa di matrimonio in campagna dura 2 giorni. Prima di avere fidanzato/a bisogna avere il permesso dei genitori. Non ci si può fidanzare con una che conosci per strada a caso (se no viene considerata una prostituta); bisogna vedere dove abita e cosa dicono di lei i vicini. Durante il primo appuntamento i genitori e il figlio vanno a casa della fidanzata portando frutta in dono. Dopo il secondo e terzo appuntamento se le cose vanno bene, decidono di organizzare il matrimonio. Per scegliere il giorno del matrimonio vanno dall’asceta che sceglie il giorno del matrimonio basandosi sul segno zodiacale dei fidanzati e decide se i due fidanzati possono sposarsi (per es. tigre e vipera sono segni contrastanti e per i cambogiani non possono sposarsi se no si divorzieranno). Solitamente dopo il matrimonio, gli sposi vanno a vivere in casa della suocera per 3 anni, o comunque finché non riescono ad acquisire un’indipendenza economica. La cerimonia del matrimonio la pagano sia il fidanzato sia la fidanzata ma grava di più su di lui. Dopo il matrimonio non si dorme subito insieme ma bisogna aspettare che i genitori diano i consigli matrimoniali (per es. se la moglie è arrabbiata, è meglio che il marito esca di casa…). Fino a 50 anni. Nel matrimonio viene preso in grande considerazione il parere degli anziani perché i giovani s’innamorano spesso della bellezza e della ricchezza senza accorgersi se stanno veramente facendo la scelta giusta. Poi sosta per andare in bagno vicino a un mercato di ragni e rane. Vendevano anche ragni vivi. Durante il percorso ci hanno offerto della frutta tra cui il rabutan. Arrivo all’Hotel Cambodiana (sicuramente di lusso una volta ora leggermente “invecchiato”) alle 13,00 e subito pranzo a buffet. Dopo abbiamo fatto il check-in e dopo mezz’ora abbiamo iniziato la visita della città con il Palazzo Reale: meglio visitarlo il prima possibile perché non si è mai certi di trovarlo aperto. All’interno visita dei bellissimi giardini, della sala del trono e della pagoda d’argento. No foto in tutto il complesso. Giro in barca alle 17.00 sul fiume Bassac di un’ora. Ritorno in albergo e alle 19.10 trasferimento al ristorante Khmer Surin. L’ultimo giorno partenza alle 8.00 per visitare Wat Phnom sulla Collina di Penh. Di fronte alla collina c’è un bel parco, dove sono presenti alcune scimmie. Di fronte al parco c’è statua di Penh, la donna da cui prende il nome, la città. Secondo la leggenda Penh ritrovò quattro statue dell’Illuminato in riva al fiume Mekong e le portò sulla collina, che oggi tiene il suo nome. Per salire sulla sommità della collina ove troviamo il Wat Phnom bisogna salire alcune scale. La pagoda è intensamente visitata dai fedeli. All’interno bisogna togliersi le scarpe. Attenzione che nei dintorni della pagoda ci sono dei ragazzini che rubano. Proseguimento per il Museo Nazionale, che apre alle 9.00. All’interno del Museo fa molto caldo. Varie statue del Buddha rappresentato sempre in una posizione particolare. N.B. Due posizioni sono tipicamente laotiane: 1 invocazione della pioggia con Buddha in piedi con le mani distese lungo i fianchi e le dita in direzione del sole 2 Buddha che contempla l’albero di Bocchi con le mani incrociate sul petto. Alcune posizioni del Buddha sono: - seduto nella posizione del loto, la mano destra tocca il suolo mentre la sinistra è appoggiata sulle gambe, col palmo rivolto al cielo. Questa posizione rappresenta la veglia di Buddha ed è anche chiamata vittoria su Mara – seduto nella posizione del loto, le mani appoggiare sul grembo e i palmi rivolti verso l’alto, con la mano destra sopra la sinistra: simboleggia la meditazione – in piedi o seduto il braccio destro alzato, la mano semiaperta perché il pollice e l’indice si tocchino e formino un cerchio (la ruota simbolo dell’insegnamento)…. Visita di un’ora al Mercato Russo dove all’interno ci sono sia souvenir sia il mercato alimentare. Ritorno in albergo per le 11.30 e abbiamo tenuto le camere fino alle 13.00 poi siamo andati a ristorante sul fiume Bassac. Dopo un gruppo è andato in albergo è un altro ha fatto l’escursione facoltativa al Museo del genocidio Tuol Sleng (10 dollari), che ha funzionato fino al 7 gennaio 1979 quando i vietnamiti sono entrati nella capitale. La guida ci racconta la sua storia, che rispecchia quella di milioni di cambogiani nell’epoca del terrore. A Tuol Sleng ci sono diversi edifici: uno era destinato ai prigionieri “famosi” che avevano tradito Pol Pot. Si vedono delle stanze con i letti di tortura. In una stanza sono stati uccisi due fratelli due giorni prima dell’arrivo dei vietnamiti e in un’altra stanza è stata uccisa una donna che doveva essere un’importantissima fonte d’informazione già che è stata uccisa il giorno prima dell’arrivo dei vietnamiti. Sul letto di tortura di questa povera vittima si vede una specie di pala che era usata per schiacciarle il volto. Le foto delle vittime presenti in queste stanze sono irriconoscibili, non sembrano neanche esseri umani. In un altro edificio troviamo le foto delle vittime che morirono a Tuol Sleng e le foto di alcuni morti per denutrizione sotto Pol Pot (3 milioni i morti sotto Pol Pot); altre foto mostrano le persone sotto tortura per elettroshock. Non vi è distinzione: uomini, donne e bambini venivano uccisi senza ritegno: bastava che un capo famiglia andasse contro il regime che veniva sterminato lui e tutta la sua famiglia. In un altro edificio vi sono delle celle individuali separate da muri di mattoni. Una stanza conteneva tredici celle. La Cambogia ha attualmente 13 milioni di abitanti, Siem Reap 691.000 ab. In un km2 68 abitanti. In Cambogia il 95% sono buddisti. Per tradizione gli uomini lavorano e le donne stanno in casa (molto diverso dal Laos). I cambogiani mangiano riso (colazione, pranzo, cena) come gli italiani mangiano il pane. Il 95% dei contadini coltiva il riso (anche per esportazione). Vi sono due tipi di riso: il riso duro, che è quello normale e il riso profumato che è usato per fare i dolci e non se ne può mangiare in grandi quantità perché fa male alla salute. In 3 giorni in Cambogia mangiano mediamente 2 kg di riso. La cucina laotiana è uguale alla thailandese ma meno piccante, la cucina vietnamita è uguale alla cinese mentre la cambogiana è particolare…In Cambogia abbiamo una monarchia parlamentare. Ci sono un primo ministro, il presidente e il capo dello Stato. Il re deve solo “simbolicamente” firmare quando il parlamento ha già deciso. Quando c’era il regime comunista c’era solo il capo dello stato. Per uscire dalla Cambogia bisogna pagare 25 dollari come tassa d’uscita. Per chiamare dalla Cambogia all’Italia fare il +39 (attenzione cambia molto se fai lo 0039). Sia in Laos che in Cambogia abbiamo trovato sempre prese di standard europeo. Ritorno in Italia. 25 dollari di uscita dalla Cambogia (no euro). Dal Laos alla Cambogia non abbiamo pagato nessuna tassa. In Cambogia e in Laos cercare di avere sempre soldi nuovi sia dollari sia moneta locale perché se sono rotti o scritti non te li prende nessuno. In Laos e in Cambogia non abbiamo avuto problemi per l’acqua perché o in albergo o in pullman abbiamo sempre ricevuto bottigliette d’acqua gratuite. In Laos l’acqua ai pasti era compresa, in Cambogia era a pagamento. Da provare il caffè laotiano, che ha un certo gusto di cioccolata (certe volte il caffè insieme al tè era compreso altre no). Il circa 30% del caffè della COOP viene dal Laos.
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